La leggenda del fantasma di Tulliola, la figlia di Marco Tullio Cicerone
Una leggenda romana, triste e affascinante, quella dello spirito di Tulliola, anima tormentata che infesterebbe il Casale di Santa Maria Nova, a Roma, sull'Appia Antica nei pressi della Villa dei Quintili.
Di Andrea Contorni - giovedì 29 settembre 2023
Nel 2006 il Parco Archeologico dell'Appia Antica ha acquisito lo splendido Casale medievale di Santa Maria Nova, appartenuto fino al 1875 ai Monaci Olivetani. La struttura è passata poi ai privati prima di divenire patrimonio pubblico. Ma il Casale nasconderebbe un oscuro segreto legato al fantasma di una fanciulla. La tradizione lo identifica con quello di Tulliola, la sfortunata figlia di Cicerone.
Tullia (Tulliola)
nacque nell’Urbe il 5 agosto del 78 a.C., figlia prediletta del grande oratore
romano Marco Tullio Cicerone e di Terenzia, la sua prima moglie. Il celebre padre garantì alla
ragazza un’istruzione di alto livello. Tullia crebbe come la migliore delle
matrone romane, distinguendosi per il carattere mite e sensibile. Nel 63 a.C.
si sposò con Calpurnio Pisone Frugi,
un uomo dai tanti agganci politici e un marito presente e premuroso. Nel 57 a.C.,
Pisone Frugi morì; era stato eletto questore appena un anno prima. I due non
avevano avuto figli. Nel frattempo Cicerone si apprestava a rientrare in patria
dall'esilio. Da esponente dell’oligarchia senatoria, era stato costretto a
lasciare Roma nel 58 a.C. riparando prima a Brindisi e poi a Durazzo in seguito
all’accordo triumvirale tra Cesare, Pompeo e Crasso e all’opposizione della
fazione politica dei populares. Un anno dopo, Tulliola fu data in
sposa a Furio
Crassipede. Il matrimonio fu probabilmente
organizzato dal padre di lei, al fine di giovarsi delle ingenti ricchezze del
genero. I due finirono per divorziare, sembrerebbe a causa delle intemperanze
amorose di lui. Nel 50 a.C., per ordine della madre Terenzia, Tullia contrasse
matrimonio con P. Cornelio Dolabella.
La vita di coppia fu turbolenta, minata da tradimenti e scandali che
coinvolsero Dolabella, dal disprezzo di Cicerone per il genero e da una
difficile gravidanza che Tullia portò a termine nel 49 a.C., vedendo poi il suo
bambino morire poco tempo dopo. Nel 46 a.C., incinta per la
seconda volta, Tullia fu ripudiata da suo marito. Quando nel gennaio del 45 a.C.,
la giovane partorì, era talmente debilitata che si ammalò gravemente. Inutile
fu il tentativo di Cicerone di farla riprendere tra gli agi della villa di Tuscolo.
La dolce e mite Tulliola si spense nel febbraio del 45 a.C. all’età di 33 anni.
A Roma, al quinto miglio della Via Appia Antica, sorgeva l'imponente Villa dei Quintili, dimora dell'imperatore Commodo di cui possiamo ammirare gli ancora sontuosi ruderi. Come ho già accennato, nel 2006 la Soprintendenza di Roma ha acquistato circa tre ettari di terreno confinanti con il sito archeologico, un fondo comprendente il Casale rurale medievale di Santa Maria Nova. L'ultimo proprietario privato era stato il facoltoso produttore cinematografico Evan Ewan Kimble che vi aveva abitato con la moglie Elena. Si racconta che i due coniugi statunitensi si decisero a vendere terreno e casale perché tormentati da un fantasma sempre più invasivo. Di notte infatti, il canto di una bambina rimbombava tra le pareti dell'edificio mentre durante di giorno la signora Kimble avvertiva chiaramente la presenza di uno spirito maldisposto. La situazione divenne sempre più pesante al punto che i Kimble non ebbero più piacere nell'abitare Santa Maria Nova. Tutti questi fatti strani furono ricollegati a una storia che coinvolse la tenuta nel 1485 ed è in questo frangente che entra in scena Tulliola, l'amata figlia di Cicerone morta a soli 33 anni.
Nel 1485, proprio sull'Appia Antica nei pressi del Casale di Santa Maria Nova, alcuni operai che stavano recuperando del marmo da ruderi affiorati dal terreno, rinvennero un'antica tomba di epoca romana. All'interno del sepolcro era presente un sarcofago che fu portato in superficie. Una volta scoperchiato, esso rivelò il corpo di una giovinetta perfettamente conservato e immerso in una sostanza bluastra grassa e profumata. Si dice addirittura che ai suoi piedi fosse posta una lampada funeraria ancora accesa. Essa si spense al contatto con l'aria. Rimossa la sostanza, era apparso un volto ancora fresco nel suo mortale pallore con lunghi capelli neri (qualcuno dice biondi), raccolti in una reticella di sera e oro. La fanciulla, che mostrava circa quindici anni, sembrava immersa nel sonno. La scoperta fece scalpore. Perché si pensò a Tulliola, la sfortunata figlia di Cicerone? Possiamo affermare che all'epoca, l'attribuzione del feretro a Tulliola fu il frutto di chiacchiere e dicerie, una voce che corse di bocca in bocca senza il supporto concreto di alcuna prova. Qualcuno affermò che nel sepolcro fosse stata rinvenuta l'iscrizione "Tulliola Filiae Meae" o proprio il nome "Tullia Terenzia" ma queste versioni si scontrano con quanti affermano che in realtà non furono ritrovate tracce in merito all'identità della defunta. Si riteneva che Cicerone avesse anche una villa in quel tratto dell'Appia Antica. La gente procedette per associazione, dando per buona la presenza dell'iscrizione dedicata alla ragazza. E fu così che la fanciulla immersa nella sostanza blu divenne Tulliola, la figlia del grande oratore romano. A essere pignoli, se proprio vogliamo trovare un collegamento tra Cicerone e la tenuta di Santa Maria Nova, posso dirvi che quelle terre nel I secolo a.C. furono ereditate da Pomponio Attico, l'intimo amico a cui Cicerone scrisse tantissime missive. Ma Pomponio Attico nulla c'entra con Tulliola.
La mummia di Tulliola fu portata a Roma ed esposta. In breve tempo fu meta di pellegrinaggi e venerazione
L'umanista fiorentino Bartolomeo della Fonte (1446-1513) descrive così il corpo della presunta Tulliola quando fu rimossa la sostanza che lo proteggeva: "apparve un volto di così limpido pallore da far sembrare che la fanciulla fosse stata sepolta quel giorno. I lunghi capelli neri aderivano ancora al cranio, erano spartiti e annodati come si conviene a una giovane e raccolti in una reticella di seta e oro. Orecchie minuscole, fronte bassa, sopraccigli neri, infine occhi di forma singolare sotto le cui palpebre si scorgeva ancora la cornea. Persino le narici erano ancora intatte e sì morbide da vibrare al semplice contatto di un dito. Le labbra rosse, socchiuse, i denti piccoli e bianchi, la lingua scarlatta sin vicino al palato. Guance, mento, nuca e collo sembravan palpitare. Le braccia scendevano intatte dalle spalle sì che, volendo, avresti potuto muoverle. Le unghie aderivano ancora alle splendide lunghe dita delle mani distese. Petto, ventre e grembo erano invece compressi da un lato e dopo l’asportazione della crosta aromatica si decomposero. Dorso, fianchi e il deretano invece, avevano conservato i loro contorni e le forme meravigliose, così come le cosce e le gambe che in vita avevano sicuramente presentato pregi anche maggiori del viso."
In base a resoconti dell'epoca, la salma fu esposta al Palazzo dei Conservatori in Campidoglio. La gente accorreva numerosa gridando al miracolo, pregando e chiedendo grazie alla fanciulla. "Tulliola" era venerata come una santa e questo preoccupò le autorità ecclesiastiche che, per ordine di Papa Innocenzio VIII (in carica dal 1484 al 1492), decisero di far sparire il corpo, per gettarlo di notte nel Tevere o secondo un'altra versione forse più probabile, per farlo seppellire in uno luogo nascosto a Muro Torto, lì dove venivano inumati i non cristiani. Tuttavia, aperta la teca nella quale il corpo era stato posto, Tulliola esposta all'aria e senza più la protezione della sostanza bluastra, si dissolse in una sola notte. Al mattino furono rinvenute poche ceneri che vennero nascoste in un luogo segreto fuori Porta Pinciana. La scomparsa di Tulliola generò nel popolo la convinzione che la ragazza si fosse trasformata in un fantasma sofferente e pronto a vendicarsi di coloro che l'avevano risvegliata dal suo sonno eterno. Ella sarebbe così tornata a Santa Maria Nova tormentando tutti coloro che avrebbero da quel giorno in poi abitato nel luogo dove sorgeva il suo sepolcro.
Esiste una seconda versione che narra del rinvenimento che tuttavia, per me presenta delle lacune importanti. Ci sarebbe una sorta di trattato sulle lucerne dalla fiamma eterna di un presunto storico tedesco di nome Wilheim Schrodter che riporterebbe circa la scoperta di una tomba sull'Appia Antica nel corso del XVI secolo. Narra la medesima storia della fanciulla perfettamente conservata e galleggiante nella sostanza blu, con ai piedi una lampada ancora accesa. Esposta in Campidoglio tra la meraviglia del popolo, fu infine gettata nel Tevere da Paolo III (in carica dal 1534 al 1549). Non metto in dubbio il resoconto che più o meno coincide con quanto ho raccontato in precedenza (tranne la datazione di molto posteriore) se non fosse che lo storico Wilheim Schrodter non esiste e al limite possiamo accettare l'economista tedesco Wilhelm von Schröder vissuto tra il 1640 e il 1688. Ma perché avrebbe dovuto interessarsi a questa storia? La vicenda del ritrovamento del sepolcro della presunta Tulliola figura nel "De lucernis antiquorum reconditis", opera di Fortunio Liceti (1577-1657); si tratta proprio di un saggio sulle lucerne eterne, pertanto mi viene da pensare che ci sia stata confusione tra lo scritto di Liceti e quello del fantomatico "storico" tedesco.
In conclusione, non c'è possibilità alcuna che il feretro in questione sia appartenuto a Tulliola. Ella morì a 33 anni mentre la mummia ne dimostrava 20 al massimo. Si ritiene che il mausoleo della figlia di Cicerone sia a Formia, individuato nella famosa Tomba Acervara, posta dinanzi al cosiddetto "Mausoleo di Cicerone" (attribuzione non certa). Nulla si sa circa l’identità della fanciulla immersa nella sostanza blu. Qualcuno in tempi recenti ha pensato a Giulia Livilla, figlia di Germanico, morta di inedia dopo essere stata condannata a morte dall’imperatore Claudio. La ragazza aveva 23 anni quando fu accusata da Messalina di adulterio con il filosofo Seneca ed esiliata da Roma. Riguardo il fantasma del Casale di Santa Maria Nova, sembra che il lamento notturno sia confermato e perfettamente udibile. I custodi del sito archeologico però assicurano che sia dovuto al vento che si insinua tra i ruderi della vicina Villa dei Quintili. Se davvero ci fosse uno spirito inquieto a Santa Maria Nova, potrebbe certamente appartenere alla dolce fanciulla immersa nel blu (forse l'asbesto), risvegliata dal suo sonno eterno, esposta al pubblico e gettata chissà dove. Ragioni per essere irritata ne avrebbe eccome...
Bibliografia e sitografia:
- "Formia: la leggenda del fantasma di Tulliola, figlia di Cicerone", articolo sul sito Vipiù.it.
- "La misteriosa tomba di Tullia" dal sito Pontelandolfo News.
- Immagini e fotografie pubblicate con Licenza di utilizzo "Canva" regolarmente acquistata.
- La foto riferita al "Casale di Santa Maria Nova dentro il sito della Villa dei Quintili" è di Lorenza Campanella da Wikimedia, pubblicata con Licenza Creative Commons 4.0 Internazionale.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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